Ottocento

copertina Il Giornale de' giovanettiNel corso dell’Ottocento, la letteratura per l’infanzia, da fenomeno editoriale elitario, conosce una diffusione progressivamente maggiore sino a raggiungere un vasto pubblico di giovani lettori, di cui determina i costumi e l’immaginario: all’allargamento dell’istruzione per strati sempre più ampi di popolazione corrisponde lo sviluppo della stampa e del libro, che si inserisce nel lento e graduale processo di democratizzazione della cultura e di conseguente crescita dell’industria editoriale per ragazzi. Si tratta, tuttavia, di una letteratura che si fa strategica non soltanto nei processi di alfabetizzazione, ma anche di acculturazione dell’infanzia borghese nei toni del precettismo e del conformismo educativo e che, specialmente durante il Risorgimento, si connota di istanze politico-sociali in linea con la costituzione del nuovo Stato unitario.
È in questo contesto che nasce e si diffonde il giornalino per ragazzi, la cui affermazione coincide con la nascita della scuola elementare statale (1859) e da essa non si disgiunge: i primi periodici, infatti, sono intrisi di pedagogismo e pedanteria nelle fitte pagine in bianco e nero, prive di illustrazioni. Non solo: tra le testate dai titoli similari si evidenzia una competizione tra educazione laica e cattolica, la stessa che si verificava sul fronte scolastico.
Tra i primi giornali per ragazzi pubblicati nel nostro Paese vi fu “L’Amico dei fanciulli”, nato a Milano da Giovanni Pirotta nel 1812 e ispirato ai periodici francesi, ma si dovette attendere un ventennio perché si avviasse un progetto più diffuso di stampa periodica istruttivo-ricreativa per i più piccoli. Ricordiamo, in questa direzione, l’impegno di Pietro Thouar che nel 1834, a Firenze, dette vita a “Il giornale per i fanciulli”, caratterizzato da idee liberali, ma anche alla stampa de “Il Giovedì”, pubblicato a Milano dal 1835 presso l’editore Pirotta e, dal 1840 a Napoli, del programmatico “Il Giornale de’ giovanetti ovvero Letture piacevoli ed istruttive per la prima età”.
Con la nascita del Regno d’Italia il numero dei periodici per ragazzi subì una netta riduzione come avvenne per tutta la produzione artistica e letteraria nel decennio 1860-70, un periodo in cui si attuava una trasformazione degli interessi culturali e mutavano i problemi della neonata nazione: l’analfabetismo era dilagante, come la miseria. I giornalini rimanevano appannaggio di un’infanzia borghese a cui si rivolgevano incentrandosi sulla triade “Dio, Patria, Famiglia”.
Su questa linea fiorirono, più tardi, il “Giornale dei fanciulli”, stampato da Treves e diretto da Virginia Tedeschi-Treves, e il settimanale “Cordelia”, il più fortunato tra i periodici per l’infanzia, ideato nel 1881 a Firenze da Angelo De Gubernatis e pubblicato sino al 1942. Ma fu “Il Giornale per i bambini” il modello più organico e interessante del tempo: nato a Roma nel 1881 sotto la direzione di Ferdinando Martini, si distinse per i contenuti antiretorici e la varietà delle rubriche, nonché per la pubblicazione a puntate delle avventure di Pinocchio.
Sul finire del secolo, ricordiamo “Il Frugolino”, in stampa dal 1886, ispirato a idee positiviste e assai curato nella parte scientifica; del 1895 è infine “Il Giornale dei bambini” fondato da Ida Baccini, un periodico raffinato ma ancora ancorato a temi e modelli tradizionali: si deve attendere il Novecento perché si attui un reale rinnovamento nella pubblicistica per l’infanzia.

Chiara Lepri

Materiali in mostra

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Piera Storari 24 October 2023