Intorno al 1870 si assiste alla seconda rivoluzione della stampa, agevolata dalla rivoluzione industriale, che comporta alcune conseguenze: urbanizzazione, alfabetizzazione, allargamento del ceto medio, sviluppo dell’istruzione scolastica, nuova figura dell’editore-imprenditore. Ciò incoraggia la creazione di nuovi progetti editoriali (“Giornale delle fanciulle”, 1864 e “Aracne, dolce sapere che di riso t’ammanti”, 1872), tuttavia la stampa periodica per ragazze appare subordinata a quella per i coetanei maschi. Eppure i giornalini del tempo rappresentano un tassello importante per comprendere la storia dell’evoluzione del mondo femminile. Nell’Ottocento ancora si affermava la missione della donna come educatrice dei figli, dedita esclusivamente al “santuario della famiglia” (come attestano le riviste “Magazzino delle damigelle”, 1854 e “L’amico delle fanciulle. Periodico educativo”, 1873). A supporto di questo concetto, in diversi contesti si ribadiva l’importanza di un’accurata formazione femminile fondata su “meno istruzione più educazione” che il Ministro della Pubblica Istruzione, Guido Baccelli, sintetizzava con «istruire quanto basta, educare più che si può». Dopo l’Unità d’Italia si intende dare una rappresentazione più realistica di una donna massaia, economa, madre di famiglia, la cui educazione è un dogma indiscutibile, come si legge in “Il Corriere della Maestre” del 1897. Dopo decenni, l’orientamento degli editori pone attenzione ai contenuti letterari e non si somministrano più poesie sentimentali: le rubriche si rivolgono a una lettrice più acculturata, offrendo romanzi a puntate, racconti scritti da penne insigni e biografie di donne illustri, modello per le future generazioni. Dalla vita illusoria e ideale si passa, nel Novecento, a quella realistica e quotidiana. Il nuovo corso editoriale mette al bando la lusinga per istruire senza pedanteria e avviare il suo giovane pubblico femminile alle incombenze della vita domestica. La fanciulla si apre uno spazio nella vita sociale (“La Donnina”, 1898 ,“Novellino rosa: foglio di fiabe e novelle”, 1908, “La Bambola”, 1946 e “La Vispa Teresa”, 1947). Le pubblicazioni periodiche diventano riviste di costume, di moda e di tendenze, descrivendo il cambiamento socio-antropologico. La lettrice diventa target per nuovi generi di consumo e non solo destinataria di messaggi pedagogici. Si ribadiscono i suoi diritti di autonomia, ma si tende a influenzarne i processi di costruzione identitaria attraverso rubriche specifiche di cura del corpo, aspetto estetico e condizionamento consumistico, come in “Modellina”, 1934. I giornalini hanno un carattere eterogeneo, sono un collettivo di voci in una pluralità di rubriche, in cui è presente una visione delle donne nel ruolo di direttrici, giornaliste, scrittrici. È importante sottolineare che questi giornalini si rivolgevano a fanciulle di estrazione borghese e che le grandi masse ne erano ancora escluse.
Claudia Camicia
Materiali in mostra
- Link identifier #identifier__170076-1Giornale delle fanciulle, gennaio1873 e marzo 1874
- Link identifier #identifier__34846-2Cordelia rivista per signorine, n. 4, febbraio e n. 5, marzo 1927
- Link identifier #identifier__77511-3Modellina, n.26, luglio 1939
- Link identifier #identifier__154485-4Bambola, n.15, aprile 1947
- Link identifier #identifier__10058-5La vispa Teresa, n.1, gennaio1951
- Link identifier #identifier__55753-6Bambola, n. 2, dicembre 1953